Cancelliere - Essere oggettivi restando empatici
Signor Cung, quali sono le ragioni che l’hanno motivata a scegliere il mestiere di cancelliere?
Tra le mie motivazioni principali vi era quella di poter partecipare in prima persona alla procedura d’asilo: è un processo di cui si parla tanto, fin troppo trovo, e di cui volevo essere io stesso un attore, visto soprattutto il grande interesse che nutro per il tema. In più, per me, lavorare a San Gallo era un’opportunità per cambiare aria, scoprire un nuovo quadro di vita, una nuova regione.
Ha sempre aspirato a lavorare nel campo del diritto?
No, ci avevo pensato inizialmente durante l’adolescenza. Poi, al liceo, ho cambiato idea e mi sono interessato al latino e alla storia con l’intenzione di diventare insegnante di scuola superiore. E invece, due settimane prima dell’inizio dell’Università, mi è di nuovo venuta voglia di studiare diritto ed ora, eccomi qui!
«Bisogna essere capaci di trovare il giusto equilibrio e restare oggettivi, senza con questo dimenticare di avere il destino di una persona nelle nostre mani.»
Duc Cung
Cosa le piace particolarmente del suo lavoro di cancelliere?
Cercare la soluzione più giusta e trovare le parole migliori per spiegarla: sono forse questi gli aspetti del mio lavoro che mi gratificano di più. La redazione è in effetti qualcosa che mi piace molto.
Qual è, secondo Lei, la sfida maggiore del suo mestiere?
Quando ci si occupa di ricorsi contro una decisione negativa in materia d’asilo è difficile talvolta non farsi influenzare dalle proprie emozioni: bisogna essere capaci di trovare il giusto equilibrio e restare oggettivi, senza con questo dimenticare di avere il destino di una persona nelle nostre mani.
Cosa fa, al di fuori del lavoro, per ritemprarsi?
Faccio sport, pallavolo per la precisione. Gioco durante la settimana in una società di San Gallo e il week-end a Friburgo, mio Cantone d’origine.
Se potesse cambiare lavoro per un giorno cosa farebbe?
L’assistente di volo, perché è un mestiere legato ai viaggi. Viaggio molto, adoro viaggiare, ma mi pesa un po’ prendere spesso l’aereo per via dell’inquinamento che produce. Mi sentirei meno in colpa se lo facessi per lavoro. In più, fare lo steward mi permetterebbe di vivere per qualche giorno in un Paese ogni volta diverso.
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