Il «dottor 3D»

Al TAF non c’è nessuno che s’intenda di stampanti 3D come il cancelliere della Corte II Lukas Abegg, con all’attivo una pioneristica tesi di dottorato nata dalla magica combinazione di diritto e cyberspazio.

19.02.2020 - Andreas Notter

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Lukas Abegg che tiene in mano un oggetto proveniente da una stampante 3D
Lukas Abegg è convinto che la digitalizzazione cambierà notevolmente la giurisprudenza nei prossimi cinque anni. Foto: TAF

La maggior parte di noi conosce le stampanti 3D soltanto perché le ha viste in televisione: apparecchiature ingombranti che, partendo da una punta di spillo e un blocco di plastica, danno vita alle cose più incredibili («prodotte additivamente», per usare il gergo tecnico), che sia una ruota dentata o un orecchio umano. I processi sono ancora in fase di rodaggio, ma i campi di applicazione delle stampanti 3D sono praticamente infiniti.

«Se finora la giurisprudenza si è occupata raramente di digitalizzazione, le altre istanze hanno già iniziato a ravvisare un aumento delle cause che hanno a che fare con questa tematica.»

Lukas Abegg

Anche Lukas Abegg scopre il mondo della stampa 3D e ne rimane subito affascinato. È il 2010: Abegg sta frequentando un master negli Stati Uniti e, terminato il corso «Law and Cyberspace» (diritto e cyberspazio), opta per una tesi sul tema delle violazioni del diritto d’autore nell’ambito dei processi di stampa 3D. «Da allora il tema della produzione additiva non mi ha più abbandonato», afferma Abegg, che, a riprova di questo, decide poi di dedicare all’argomento anche una tesi di dottorato.

File e oggetto: c’è differenza?

Le stampanti 3D costituiscono l’anello di congiunzione tra il mondo digitale e quello analogico. Un file digitale deve riportare con esattezza tutti i dati relativi a un determinato oggetto. «Per noi giuristi la questione centrale in materia di produzione additiva consiste nel capire se sia necessario adottare un metro di misura diverso per i dati digitali relativi a un determinato oggetto e l’oggetto analogico stesso», spiega Abegg. Dal punto di vista del diritto d’autore la questione è già stata ampiamente risolta; diverso è il caso, però, se si parla di diritto dei brevetti. «Se la creazione di un file di produzione di quanto prodotto additivamente rappresenti o meno una violazione del diritto dei brevetti è una domanda sulla quale i giuristi stanno ancora dibattendo», commenta Abegg, che si è prefissato di dirimere la questione all’interno della sua tesi di dottorato. Ed ecco il risultato: «Se un file di produzione riporta i dati necessari per la produzione di un determinato oggetto e i dati relativi al processo di stampa, si tratta effettivamente di una violazione del diritto dei brevetti».

Un professionista della digitalizzazione

Questo e altri risultati raggiunti da Abegg nell’ambito della sua tesi di dottorato gli sono utili anche per lo svolgimento delle attività di sua competenza all’interno del TAF. Non mancano infatti i punti di contatto con la sua funzione di specialista in materia di diritti di proprietà intellettuale. Si può dire che Abegg sia diventato a tutti gli effetti un professionista della digitalizzazione.

Lukas Abegg è convinto che in futuro il TAF si troverà sempre più spesso a confrontarsi con questioni legate alla digitalizzazione. «Se finora la giurisprudenza si è occupata raramente di digitalizzazione, le altre istanze hanno già iniziato a ravvisare un aumento delle cause che hanno a che fare con questa tematica», afferma Abegg. Basti pensare, a titolo di esempio, al diritto in materia di concorrenza e, nello specifico, alle cause che vedono coinvolto Google così come, in molti Paesi, anche Facebook. 

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