Imparare da Netflix

Netflix deve il suo enorme successo al sistema in base al quale sceglie il personale. La giustizia svizzera potrebbe imparare molto da questa piattaforma di streaming.

17.01.2024

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Martin Kayser davanti alla libreria nel suo ufficio.
A fine anno Martin Kayser ha lasciato il suo ufficio al Tribunale amministrativo federale per trasferirsi a Zurigo. (Foto: Lukas Würmli)

Se c’è una cosa che Huber detesta sono i giochi di ruolo. Da oltre tre ore sta lavorando con il suo team per preparare una decisione. Sono tutti attori ma c’è anche questa rompiscatole della società di assessment! Chissà se ha almeno il dottorato… Eppure, l’inizio lasciava ben sperare. Una vecchia conoscenza del militare aveva segnalato l’inserzione a Huber. Era scritta con uno stile moderno ma Huber non vi aveva dato molta importanza. Ora non capisce proprio perché deve mostrare come gestisce le domande riguardanti l’adozione di misure cautelari. Oltretutto con questo «team». Ma perché non può semplicemente sedersi, studiare gli atti con calma e scrivere quella maledetta decisione? Quando Huber riceve la risposta negativa della Commissione giudiziaria, chiama l’amico. Davanti a una birra i due passano ancora una volta in rassegna l’assessment. L’ottusità delle cancelliere e dei cancellieri. I dibattimenti pubblici con gli attori. Il «lavoro di squadra». Un incubo! E oltretutto estremamente costoso.

La spunta Fritzsche 
Invece di Huber viene scelta Fritzsche. Sembra che abbia svolto un ottimo lavoro di squadra con gli attori. Visto che è tanto brava, se la veda lei con tutti quei casi! Tanto Huber ha il proprio studio che gli permette di guadagnare una volta e mezza di più di Fritzsche. Dopo la terza birra, spiega all’amico la nuova procedura di selezione. Solo persone che hanno superato l’assessment possono presentarsi davanti alla Commissione giudiziaria, che sente i candidati nell’ambito di hearing pubblici per verificare in particolare le loro motivazioni, l’idoneità e le preferenze politiche. L’appartenenza a un partito non è più necessaria. Ora i giudici vengono eletti per un periodo fisso di dodici anni e una volta all’anno sostengono un colloquio di valutazione. I titolari della funzione continuano a perfezionarsi e aggiornare le proprie conoscenze perché sanno che al termine del loro mandato dovranno cercarsi un altro lavoro. Secondo Huber il nuovo sistema di nomina è assolutamente inutile.

Le persone valide fanno la differenza
Ora, care lettrici e cari lettori, obietterete che è solo finzione e che non si arriverà mai a tanto. If it is not broken, don’t fix it. Un motto che noi svizzeri abbiamo preso in prestito dagli inglesi: perché dovremmo cambiare il sistema attuale se funziona ancora? Vero, ma provate a immaginare per un momento quali vantaggi ci assicurerebbe un nuovo sistema di selezione. L’unico criterio per essere nominati sarebbe l’idoneità. Persone adatte attirano persone adatte. Chi non lavorerebbe volentieri per una giudice come Fritzsche che dalla fine degli studi non ha fatto altro che occuparsi di diritto amministrativo, ha un’esperienza infinita e ama il contatto con la gente? Che, diversamente da Huber che se ne stava sulle sue, durante l’assessment chiedeva alle collaboratrici e ai collaboratori se avevano esperienza con casi simili? Questo le ha ad esempio permesso di scoprire che un cancelliere non aveva mai dovuto trattare una domanda di tutela giurisdizionale cautelare ma aveva grande esperienza in un ambito affine. Fritzsche aveva quindi deciso di affidare la stesura della prima bozza di decisione a una cancelliera che conosceva meglio la tematica.

«Il Tribunale amministrativo federale è paragonabile a Google per gli amministativisti»

Martin Kayser

Cambiare il sistema porterebbe anche altrimenti molti vantaggi. Persone valide attirano persone valide. Oltre alle cancelliere e ai cancellieri anche le collaboratrici e i collaboratori della Segreteria generale, le colleghe e i colleghi e gli avvocati lavorerebbero molto volentieri con giudici come Fritzsche che, al termine del loro mandato, non faranno nessuna fatica a trovare un impiego adeguato e potranno raccontare le loro esperienze positive, permettendo al tribunale di attirare nuove persone che ogni mattina si recano in ufficio con grande motivazione. Se, invece, tutto dovesse andare storto, ci sarebbe sempre il Consiglio della magistratura, che potrebbe sollevare dall’incarico i giudici inadeguati. La destituzione sarebbe sottoposta a condizioni rigorose e dovrebbe tutelare i diritti procedurali dell’interessato come pure prevedere la possibilità di interporre ricorso.

Meno prescrizioni
Vent’anni fa Netflix ha abolito il proprio regolamento in materia di vacanze, piuttosto complicato, e una dopo l’altra anche le prescrizioni giudicate inutili. Ha preferito puntare sul reclutamento di talenti. I talenti hanno tuttavia bisogno di spazio di libertà e di regolamenti semplici. Gli aspetti importanti, del resto, si lasciano riassumere in poche pagine. Questa è la strategia che ha favorito il successo di Netflix che si è trasformata da distributore di DVD in un servizio di streaming con oltre 230 milioni di abbonati. Il suo fondatore Reed Hastings nel libro «L’unica regola è che non ci sono regole» spiega quante energie si liberano quando si buttano a mare regolamentazioni bizantiniste e si investe nella ricerca di talenti.

I tribunali sono il luogo in cui si incontrano persone valide. Nel nostro tribunale ho visto e vedo i talenti più disparati. Cancelliere e cancellieri che in poche ore scandagliano fascicoli molto voluminosi. Giudici a latere che colgono immediatamente le lacune di un’argomentazione. Un presidente di una corte che motiva le sue colleghe e i suoi colleghi con sguardo paterno. Una collaboratrice delle risorse umane che mi fa osservare una mia certa parzialità nel reclutamento di personale. Le bibliotecarie che sanno leggere le richieste degli utenti dai loro occhi. O giovani talenti che sanno combinare abilmente scienza e pratica. Da tutti loro ho imparato molto e per questo sono estremamente grato al nostro tribunale.

Alla ricerca di nuovi talenti
Se posso augurarvi qualcosa, care lettrici e cari lettori, è di trovare politici disposti a imparare da aziende come Netflix. Il Tribunale amministrativo federale è paragonabile a Google per gli amministrativisti. In ogni ufficio si trovano specialisti oppure si scoprono generalisti che conoscono a fondo la parte generale del diritto amministrativo e del diritto procedurale. Immaginate ora se la politica cercasse nuovi talenti in modo molto più mirato e permettesse loro di continuare a perfezionarsi mentre sono in carica e di concentrarsi sulla stesura di decisioni solide invece di confrontarsi con rigidi regolamenti. Sono pronto a scommettere che tutto il resto si risolverebbe da sé.

Martin Kayser

Un saluto al TAF
Con questo testo Martin Kayser, giudice della Corte II, si congeda dal Tribunale amministrativo federale. Nella sua carriera ha assunto diverse funzioni al servizio della giustizia cantonale e federale, ad esempio nell’insegnamento, nella ricerca e nella consulenza. In particolare ha elaborato una proposta per il profilo dei giudici. Il documento di 13 pagine intitolato «Ein Job wie jeder andere auch?» è disponibile nel sito dell’associazione dei giuristi San Gallo sotto «Richterauswahl-Kayser» (st-galler-juristenverein.ch/index_htm_files/Richterauswahl-Kayser.pdf).

Attività di ricerca alla ZHAW
Martin Kayser è stato giudice delle Corti VI (2016–2020) e II. In precedenza, si è occupato di diritto pianificatorio, diritto sanitario e diritto in materia di personale in qualità di giudice amministrativo e avvocato a Zurigo. Dopo gli studi all’Università di Zurigo ha proseguito la sua attività di ricerca all’Istituto Max Planck di Heidelberg e all’University College di Londra (LL.M. in Public Law). A partire da quest’anno Martin Kayser tornerà a occuparsi maggiormente di ricerca al Centro per la regolamentazione e la concorrenza della ZHAW, l’università di scienze applicate di Zurigo, in particolare dell’effettività della tutela giurisdizionale e del rapporto tra diritto e politica. Parallelamente riprenderà anche l’attività di avvocato. Martin Kayser, 52 anni, vive tra Zurigo e il Veneto.

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