Una scrittura chiara e concisa

Yann Grandjean, cancelliere alla Corte II, si interessa da molto alla scrittura, in particolare agli aspetti tecnico-stilistici che fanno sì che una comunicazione risulti chiara. Originario del Canton Friburgo, ha fatto qui anche i suoi studi di diritto, nella stessa università in cui terrà per molti anni dei corsi di introduzione tecnica al diritto e redazione giuridica. Comincia a lavorare al Tribunale nel 2013, prima alla Corte III, poi dal 2015 alla Corte II. L’idea di tenere dei corsi di formazione interni sulla redazione delle sentenze nasce nel 2021, su iniziativa della Conferenza dei presidenti. Il corso sulla redazione è elaborato da Tobias Grasdorf, Beatrice Grubenmann insieme al team Risorse umane. Yann Grandjean è naturalmente subito interessato a partecipare al progetto e viene incaricato di tenere i corsi in francese.
«È una grande sfida riuscire a conciliare tecnicità e accessibilità.»
Yann Grandjean, Gerichtsschreiber der Abteilung II
La difficoltà: restare accessibili senza perdere tecnicità
I corsi hanno l’obiettivo di sensibilizzare i cancellieri alle diverse difficoltà che si incontrano nella redazione delle sentenze. «Una delle proprietà del diritto è cogliere la realtà attraverso le parole». L’uso delle parole nel linguaggio giuridico, ci spiega Yann Grandjean, è estremamente codificato: è una lingua che non è naturale e che in più è relativamente complessa, perché pensata per indirizzarsi a dei giuristi. Deve ciò nonostante essere comprensibile a soggetti di diritto che possono non avere una formazione giuridica né aver fatto studi superiori: «È una grande sfida riuscire a conciliare tecnicità e accessibilità», precisa il cancelliere.
Non bisogna però nemmeno lasciarsi paralizzare da questa sfida, perché il linguaggio giuridico è un gergo tecnico che si impara e si allena: «Nel corso della mia carriera di cancelliere ho certamente violato almeno una volta tutte le regole che insegno nei corsi», ricorda Yann Grandjean. Se dovesse dare un consiglio generale sulla scrittura sarebbe quello di evitare le frasi troppo lunghe. Avere la disciplina di rileggere quanto si è scritto e accettare di abbreviare le frasi per far sì che il testo resti comprensibile è importante, tanto più in un contesto multilingue in cui ricerca e chiarezza sono primordiali. «Queste difficoltà non sono fondamentalmente legate alla lingua francese», precisa. A parte determinati temi, che hanno maggiore importanza in una lingua piuttosto che in un’altra, vedi per esempio gli elvetismi in tedesco, i problemi che la scrittura giuridica pone in tutte le lingue nazionali, per quanto diverse tra loro, sono in fondo abbastanza simili.
Evoluzioni e nuove tecnologie
Yann Grandjean osserva parecchie evoluzioni a livello di redazione delle sentenze: queste, ad esempio, tendono ad allungarsi, perché le analisi giuridiche incorporano un numero sempre maggiore di elementi. L’altra grande evoluzione di questi ultimi anni è l’intelligenza artificiale, il cui sviluppo potrebbe modificare radicalmente il modo di lavorare: «Il lavoro cambierà senz’altro, così come con il passaggio dalla macchina da scrivere ai software di elaborazione testi». DeepL ne è già un esempio. Per le minoranze linguistiche, che devono giocoforza far capo alla giurisprudenza in lingua tedesca, programmi del genere non potranno che diventare ancora più importanti. «Ma prevedere ciò che porteranno le nuove tecnologie in generale è difficile a dirsi», conclude l’esperto.
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